Boboto racconta Maria Montessori, la storia di un’italiana
Boboto oggi vi vuole parlare di Maria Montessori, una donna che ha rivoluzionato la pedagogia, la psicologia, la didattica e la cultura internazionale. Tanti appellativi associati al suo nome: “medichessa” , femminista, antropologa, biologa, scienziata, rivoluzionaria, educatrice, pedagogista, ammaliatrice, ambasciatrice di pace, filosofa, “genio unico”. Certo è, che Maria Montessori era un’italiana!
Nata a Chiaravalle da Alessandro Montessori e Renilde Stoppani, il 31 Agosto 1870, ha compiuto, dopo attenti studi, una scoperta: il bambino. Ha dedicato la sua vita, superando non pochi ostacoli, a tutelare la sua meravigliosa rivelazione facendo il possibile per contribuire alla realizzazione di un mondo dalla parte dei bambini. Criticata ed esaltata da molti nel corso della storia , iniziò una disputa che tuttora continua: ”le persone religiose la combattevano per il suo positivismo; i positivisti la condannavano per un uso del linguaggio religioso; gli scienziati la ridicolizzavano per la sua mancanza di seria obiettività ed anche per il suo indulgere ad espressioni demagogiche; i pedagogisti la accusavano di orgoglio megalomane, perché rifiutava di accettare le altre teorie educative, ed anche perché aveva introdotto programmi culturali ad un’età nella quale i bambini sembravano immaturi per essi […] se non per altro la Dottoressa Montessori potrebbe entrare nella storia, per essere stata l’educatrice più incompresa di tutti i tempi.”
Definita nel 1913 dal new York Times “The most interesting woman in Europe” e recentemente confusa, se pur con una grande scienziata, da molti : “Montalcini o Montessori sulle mille lire? […] in tanti su Twitter hanno salutato Rita Levi Montalcini come la signora delle mille lire. Ma "la donna ritratta sulla banconota era Maria Montessori” si legge sul corriere nel 2012. Riconosciuta e apprezzata da personalità diverse quali Freud, J.Piaget, Gandhi, G. Marconi, non ultimo lo psicologo americano J. Bruner (1915-2016) che comprende e riconosce le idee di Maria Montessori e il valore del materiale strutturato per lo sviluppo logico. La prima biografia su Montessori, pubblicata in Italia solo nel 1999 è scritta dall’olandese M. Schwegman. Tracciamo di seguito un quadro, seppur sintetico e non dettagliato, di quello che è stato il difficile percorso di un illustre studiosa italiana che, segnando una vera e propria svolta, ha fondato i principi di un lento e non ancora del tutto attuato “cambiamento evolutivo”.
La formazione di Maria Montessori
La sua vita sin da piccola è stata permeata da innumerevoli sfide sia in famiglia che negli ambienti della sua formazione (frequenta a Roma la Regia Scuola Tecnica -maschile- Michelangelo Buonarroti nel 1883, consegue la licenza Fisico – Matematica nel 1890, la licenza in Scienze naturali nel 1892), si laurea in medicina nel 1896 (discutendo una tesi dal titolo “Contributo clinico allo studio delle allucinazioni a contenuto antagonistico”), in un’ Italia protagonista di importanti cambiamenti sociali, politici ed economici: “ E così, eccomi qui: famosa![…]per il mio coraggio e per la mia indifferenza nei confronti di tutto. E’ una cosa che se la si vuole, la si può sempre ottenere, ma ci vogliono degli sforzi spaventosi” ,scrive in una lettera ad un'amica. Sin dall’inizio della sua “carriera” e del suo percorso formativo professionale, scientifico e pedagogico le condizioni socio-politiche ne hanno sempre condizionato i vari passaggi quasi come se “fossero state una componente inevitabile ma secondaria rispetto all’impegno attivo in medicina prima, in educazione poi.”
Nel 1896 partecipa al congresso internazionale femminile di Berlino inviata dall’ Associazione femminile di Roma, di cui era vicesegretaria. “Anche grazie all’appoggio autorevole dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione, il clinico Guido Baccelli, suo professore all'università, nel 1898 promuove e realizza, insieme a Giuseppe Ferruccio Montesano e con la presidenza di Clofomiro Bonfigli, la fondazione della Lega nazionale per la cura e l’educazione dei deficienti. Con altri scienziati, sotto la guida di Giuseppe Sergi, si dedica inoltre al rinnovamento della formazione dei maestri, volendoli conquistare alla causa di una nuova «pedagogia scientifica» basata su discipline come l’antropologia, la fisiologia, la psicologia. Nel 1899 partecipò al Congresso Internazionale femminile di Londra intervenendo sul lavoro minorile e sulle condizioni di lavoro delle maestre.”
Maria Montessori e la Casa dei Bambini
Inaugura nel 1907 in via dei Marsi, a Roma, la prima Casa dei bambini. “Il progetto iniziale era stato”, racconta Montessori, “di riunire i figli degli operai di un casamento popolare, affinché non rimanessero abbandonati per le scale e non insudiciassero i muri e non creassero il disordine. Per questo fu data nel casamento stesso una stanza di ricovero, un asilo. Ed io fui chiamata a prendere cura di questa intuizione che “poteva avere un buon avvenire”. Sentii per una indefinibile impressione che un'opera grandiosa sarebbe nata.”
Scrive nel 1909 delle sue applicazioni scientifiche, nel volume “Il Metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei bambini”. Da questo momento il metodo comincia ad avere grande diffusione, in un periodo storico fecondo al cambiamento e desideroso di innovazione si aprono nuove scuole e si attivano nuovi corsi formativi in cui ad ogni allieva si richiedono lunghe e silenziose sedute di osservazione in diverse Case dei Bambini, nel 1912 “Il Metodo”, viene tradotto in Inghilterra e Stati Uniti seguiti poi, da Germania, Scozia, Australia, Belgio, Francia, Spagna, Romania Russia e Giappone. La sua scoperta continua ad arricchirsi di osservate, sperimentate e soddisfacenti intuizioni, come il principio della libera scelta che valorizza la vita del bambino, “vi assicuro che se non avessi avuto la certezza che l’uomo può essere migliorato, non avrei avuto la forza di lottare[…], più volte ricominciando la mia opera che da altri mi era stata distrutta, non avrei avuto la forza, alla mia età, di continuare a girare per il mondo, predicando questa verità”. Nonostante la continua proliferazione di nuove “case” e i continui convegni , l’Italia, perde l’interesse per il movimento e la sua opera, influenzata negativamente soprattutto dal regime fascista, motivo per cui Montessori viene spesso costretta a periodi di volontario esilio. Nonostante le difficoltà, dal 1913 si susseguono sia in Italia che all'estero corsi internazionali per la preparazione degli insegnanti , uno tra questi si tenne a Roma nel 1930: il XV Corso internazionale vedeva la partecipazione di insegnanti provenienti dall’Italia e dal mondo.
Così la nipote Renilde Montessori, in un'intervista del 1999, spiega “le alterne fortune delle scuole montessoriane ”in Italia: “Una delle cose che la gente dimentica è che Maria Montessori era una donna di scienza, non era una cara signora che ha inventato un metodo per insegnare ai bambini”. Allʼinizio del fascismo, Mussolini era entusiasta del metodo. Ma poi è venuto il momento in cui Maria Montessori è stata costretta a lasciare lʼItalia. […] Un regime totalitario non vuole avere scuole dove i bambini diventano individui pensanti, perché è un pericolo per il sistema. Per la stessa ragione, in Spagna durante la dittatura franchista e nella Germania di Hitler non ci sono state scuole montessoriane. Dipende poi dalle correnti sociali e pedagogiche. Ci sono momenti in cui il metodo viene accettato, e altri in cui viene rigettato. Cʼè sempre stato questo flusso e riflusso dellʼinteresse attorno al metodo. Credo che soltanto oggi sʼincominci a capire veramente il valore del metodo Montessori. […]oggi sʼincomincia a capire che non si tratta di un metodo dʼinsegnamento, ma di un metodo capace di agevolare il normale sviluppo del bambino.”
Montessori vive in Spagna, Inghilterra e Olanda, nel 1939 parte per l’India con i figlio Mario, (vi rimarrà sino alla fine del secondo conflitto mondiale), continua a scoprire il segreto dell’infanzia promulgando la sua tesi, “fondata su basi scientifiche” che parla di “educazione alla nascita”, di aiuto alla vita, diffondendo, anche in seguito una pedagogia della pace.
Muore il 6 maggio 1952 a Noordwijk, in Olanda. In molte parti del mondo la sua opera continua a vivere. Sulla sua tomba l'epitaffio recita:
"io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo"